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    È tornato alla casa del Padre mons. Antonino Orru, vescovo di Ales-Terralba dal 1990 al 2004. Un vescovo straordinario che ha fatto tanto nella diocesi di Ales-Terralba uno che riuscì con le sue pressioni a far emergere le difficoltà di collegamento che in quel periodo erano presenti in marmilla e fece in modo che la regione prestasse attenzione alla questione marmilla. Il vescovo della ciminiera al fianco dei lavoratori delle fabbriche di Villacidro che nei primi anni 90 salirono sopra le ciminiere per rivendicare il diritto al lavoro. Un vescovo sempre al fianco degli ultimi.

    Questa la sua intervista al periodico della diocesi Nuovo Cammino allora diretto da Don Giovanni Pinna.

    «Dopo 14 anni di servizio episcopale Mons. Orrù lascia la diocesi per raggiunti limiti di età. Un senso di nostalgia accompagna la sua partenza. E’ stato in continuità con i suoi predecessori il servizio pastorale di Mons. Antonino Orrù nei suoi quattordici anni di episcopato nella nostra diocesi. Ha completato alcune opere da loro iniziate, ma ha aggiunto fantasia e capacità pratiche non indifferenti nel realizzarne di nuove. E’ stato però specialmente il vescovo che ha vissuto a contatto con la gente in difesa del territorio nella pastorale ordinaria di formazione delle coscienze. Assieme a lui tentiamo una verifica del suo episcopato.

    «In Diocesi in questo periodo si vive una comprensibile situazione “agro-dolce”, come lei stesso la ha definita; e lei come la sta vivendo?

    Cerco di essere tranquillo, ma in qualche momento lo stato d’animo si agita, come colui che deve partire Penso alle cose fatte e a quelle rimaste incomplete, a ciò che potrei fare ancora. Mi rifugio nella preghiera.

    «Vogliamo Invitarla, se lei accetta, a una verifica a voce alta: come sono stati per lei questo 14 anni di ministero episcopale nella nostra Diocesi?

    Fino al 12° anno di episcopato era come navigare in un mare tranquillo; qualche onda, qualche difficoltà, ma tutto nella norma. Poi come un ciclista in salita; man mano che il traguardo si avvicinava la strada era più impegnativa: problemi di salute e di ordinaria pastoralità.

    «Secondo lei, quali i momenti e le realizzazioni più significative di questi 14 anni?

    Non mi pare che ci siano stati momenti più significativi. Sono stato sempre disposto ad affrontare i problemi, cercando volta per volta di trovare le soluzioni.

    «Ci sono stati sicuramente, come in ogni esperienza umana, dei momenti difficili: ce li vuole rivelare?

    Certo, ne ho trovati; li aspettavo. Quando non sono riuscito a trasmettere il mio pensiero, o quando, seppure involontariamente, mi attribuivano parole o fatti mai esistiti. Allora si soffre e ogni volta è una sofferenza diversa. Sono i momenti di prova, perché non esistono soluzioni quando i problemi non sono reali. Sono i momenti più pesanti e solo rifugiandomi nella preghiera trovavo sollievo.

    «Proprio nessuna delusione nei riguardi di persone o situazioni?

    Anche, ma e umano, ma non superiori a quanto fossi preparato. Sono incomprensioni, piccoli giochetti di arrivismo, suggerimenti errati. Delusioni? Quando una difficoltà si attende, resta una sofferenza, ma non una delusione. Nel Vangelo troviamo tutti questi casi, e rileggendo la imitazione di Cristo troviamo molte soluzioni anche a queste difficoltà.

    «Lei tiene moltissimo al Museo diocesano di Arte Sacra, per motivi indipendenti da lei questo non è stato ultimato e quindi inaugurato prima della sua partenza: cosa pensa del ritardo?

    E’ un problema umano, sociale e culturale, che io ho sempre visto per il bene del territorio e non ne ho mai fatto mistero. Ma come tutte le cose umane non sempre si svolgono nel senso desiderato. Momenti di fiducia, altri di dubbio e altri ancora di sfiducia. Per fortuna non ho mai perso la speranza. L’impostazione è stata buona, per cui la realizzazione può rallentare il passo, ma non fermarsi. Che la mia partenza senza il completamento di questa opera lasci un po’ di amarezza è comprensibile, ma sono certo che l’opera sarà portata avanti è troppo bella, preziosa e utile per tutto il territorio. Cosa penso del ritardo? Sono pensieri anche cattivi che mi vengono e io cerco di scacciarli, fanno soffrire, producono affanno, ma occorre sperare e io spero. Quando si parte da un edificio esistente, attiguo alla Cattedrale, con un tesoro straordinario, io avrei desiderato una marcia in più. Devo dare atto che la Comunità Montana si è sempre adoperata per la realizzazione.

    «Ricorda il suo stato d’animo 14 anni fa, al momento della sua venuta? Fino a che punto si sono realizzati i suoi desideri?

    Avevo quattordici anni di meno e quindi più energie, più fantasia, più desiderio di fare. Quando rivedo gli spostamenti e le visite alle Comunità nei primi anni, non nascondo che io stesso rimango sorpreso. Come ho sempre detto e come è nel mio stile personale, a me piace scoprire ciò che hanno iniziato i miei predecessori e secondo una mia, seppure personale, valutazione cercare di portare a termine. Nell’Oasi di San Gavino è nata la Casa di Accoglienza, nel Seminario di Ales ho ripreso l’idea del Museo. La ripresa del giornale Nuovo Cammino, che gode ancora buona salute. L’Istituto di Scienze Religiose ha vissuto momenti eccezionali, poi un calo di tensione, ora è in una fase difficile e avrà bisogno di una rianimazione. Ecco un dispiacere: non sono riuscito a riaprire il Seminario di Villacidro; mettere in moto una macchina quando è ferma da tanto è difficile e il Seminario è praticamente chiuso da tanto e dalla Congregazione era stato autorizzato il Seminario interdiocesano a Oristano. I locali sono stati utilizzati come sede dell’Istituto di Scienze Religiose e la convivenza non era facile. Ora sono stati eseguiti molti lavori e l’edificio potrebbe essere nuovamente utilizzato. Il mio successore è uno specialista in materia di Seminari, sono certo che dedicherà un’attenzione maggiore.

    «E ora come sarà la vita e il ministero del Vescovo emerito di Ales-Terralba?

    Devo ancora imparare. Riconosco di avere necessità di una revisione fisica, ho trascurato per parecchio tempo la mia salute e ora sento il bisogno di fermarmi un po’. Dedicherò molto tempo alla preghiera e alla meditazione e porterò con me tanti, tanti manoscritti per riordinarli.

    «Quando lei lascerà la Diocesi, il suo successore sarà stato già ordinato come Vescovo. Cosa ne pensa della scelta della Santa Sede?

    A questa domanda non posso rispondere che bene. Certamente la Santa Sede ha scelto bene e sicuramente il mio successore farà meglio di me, non c’è dubbio.

    «La Diocesi si era abituata a lei e alla sua presenza, ora è palpabile un senso di tristezza per la sua partenza: vuole lasciare un suo pensiero che serva di incoraggiamento?

    Guai se non fosse così. Più che tristezza sarà commozione; sono le sensazioni umane, che si provano nelle circostanze di partenza tra persone care. Sarebbe triste se non ci fosse commozione. Come la pioggerella estiva le poche gocce si asciugheranno presto e ritornerà il sereno, il bel tempo e riprenderà il lavoro, l’annuncio della Risurrezione di Cristo proseguirà. Un anello può essere diverso e più adatto di un altro, occorre siano uniti per formare la catena, che segna la continuità della Chiesa. Dobbiamo essere ancorati a Cristo con la preghiera e tra noi con l’amicizia. E chi potrà dimenticare la materna protezione della Madonna delle Acque?».

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