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    Quartu Sant’Elena, una panchina bianca per ricordare le vittime del lavoro

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    Una panchina bianca per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita sul lavoro, ma anche per accendere i riflettori sull’imprescindibile rispetto della sicurezza sui luoghi di lavoro. Quartu ha il suo luogo simbolo, nella piazza Fracasso-Spolitu, triste teatro, nel febbraio 1976, di una vera e propria tragedia.

    Per sconfiggere il silenzio e l’indifferenza l’Amministrazione Comunale di Quartu Sant’Elena ha deciso di dedicare una panchina bianca alle vittime del lavoro. Un atto simbolico, un piccolo luogo di incontro, monito alla riflessione. È un segno importante affinché non si dimentichi il dolore causato dalle tantissime morti sul lavoro che ancora lacerano la nostra società, ma anche per suscitare maggiore sensibilizzazione riguardo la sicurezza sul lavoro.

    La piazza scelta per l’ubicazione della panchina bianca ha una storia e una motivazione speciali, un ricordo preciso e particolarmente doloroso. Nel febbraio del 1976, infatti, fu il luogo nel quale si spezzò la vita di due giovanissimi agenti di Polizia, Vincenzo Fracasso e Pietro Spolitu. I due poliziotti, a bordo della volante, perirono a causa di un incidente stradale mentre inseguivano due rapinatori. Proprio all’altezza di via Manara persero il controllo dell’auto che, a causa della forte velocità, sbandò e urtò l’edificio antistante la piazza.

    C’è ancora tanto da fare – ha voluto sottolineare la Presidente del Consiglio Rita Murgioni –, perché non è tollerabile morire sul posto di lavoro. Occorre quindi migliorare la nostra cultura, affinché sia capace di guidare i lavoratori nella quotidianità delle proprie azioni. Questa panchina bianca è un piccolo gesto – ha poi aggiunto – ma pone un faro su questa ferita lacerante che ancora oggi ci addolora. Non dovremmo mai dimenticare coloro che hanno perso la vita e le loro famiglie, perché, come ha sottolineato Papa Francesco, «una morte sul lavoro è una sconfitta per la nostra società»”.

    All’inaugurazione di stamattina, proprio nei pressi del luogo dove quasi 50 anni fa avvenne quel tragico incidente, era presente anche Maria Teresa Spolitu, sorella di una delle vittime, oltre a una foltissima delegazione delle istituzioni: il Sindaco Graziano Milia, la già citata Presidente del Consiglio Rita Murgioni, quasi tutta la Giunta comunale e una nutrita rappresentanza di Consiglieri Comunali e della Commissione Pari Opportunità.

    Anche Maria Teresa Spolitu ha preso la parola per un breve intervento, sottolineando in apertura che “a parlare oggi è il mio cuore. Questa commemorazione è per non dimenticare, perché questi ragazzi sono l’esempio di chi ha perso la vita sul posto di lavoro. Ed è straordinario come questo ricordo possa riunione tante persone. Oggi abbiamo interrotto il ritmo frenetico della quotidianità per riflettere sulla morte di questi ragazzi e io voglio ringraziarvi a nome di tutte le vittime del dovere che oggi qui mi sento di rappresentare”.

    Presenti inoltre Veronica Madau, vicedirigente della Squadra Mobile di Cagliari, e il Maresciallo dei Carabinieri Francesco Cantarelli, il presidente dell’ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi per il Lavoro) Antonio Piredda, la sezione quartese dell’Associazione Marinai d’Italia e i rappresentanti dei sindacati, della Pro Loco cittadina e del circolo Lions di Quartu.

    Dopo gli interventi, il trombettiere Riccardo Spiga ha suonato “Il Silenzio”, accompagnando un momento di particolare emozione. Poi la Presidente del Consiglio e i giovanissimi nipoti di Pietro Spolitu hanno tolto il telo bianco e scoperto il nuovo luogo simbolo quartese delle vittime sul luogo di lavoro. Infine don Antonello Piras ha chiuso la mattinata con la benedizione della panchina bianca, simbolo dell’esigenza di non dimenticare e di lavorare con rigore affinché certe tragedie non succedano più.

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