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    La giustizia riparativa al centro di un interessante convegno svoltosi a Cagliari.

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    Si è svolto nei giorni scorsi a Cagliari, nell’aula magna del Seminario Arcivescovile un interessante convegno promosso dall’Ufficio di Pastorale Universitaria in collaborazione con il College Universitario Sant’Efisio sulla giustizia riparativa, dal tema “Risanare le ferite:la giustizia come cura”.

    Un dialogo guidato dall’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Giuseppe Baturi che ha visto come ospite d’eccezione la Prof.ssa Marta Cartabia, prima donna Presidente Emerita della Corte Costituzionale dal 2019 al 2020 ed ex Ministra della Giustizia.

    Al centro dell’argomentazione la giustizia riparativa come capacità di curare le relazioni ferite, come mezzo per “costruire ponti” e per consentire alle persone di riappropriarsi della loro dignità.

    Marta Cartabia ha posto l’accento sulla sua esperienza umana e professionale vissuta a contatto con il carcere di San Vittore, evidenziando l’importanza dell’articolo 27 della Costituzione sulla finalità rieducativa della pena.

    Il carcere è non solo un luogo di pena, ma di ricchezza umana che, al tempo stesso, pone molteplici interrogativi per tutti.

    È un luogo di immenso dolore e non solo per le condizioni di vita devastanti, ma perché la sofferenza del recluso si esplicita nella presa di consapevolezza dell’aver compiuto un reato e nel guardare in faccia l’accaduto: questo è il vero dolore straziante e perenne.

    Ciò che attualmente manca ed è totalmente assente nel sistema detentivo è l’anello di congiunzione tra l’inflizione della pena carceraria e un futuro cambiamento di vita che aiuti il detenuto ad acquisire la consapevolezza di arrivare alla verità dei fatti, perché la vera libertà ha bisogno di verità.

    La giustizia riparativa nasce dalla vera intenzione di proclamare una verità pubblica; è un’opportunità che non sostituisce quella penale, ma trova il suo fulcro nell’incontro tra chi ha commesso il reato e chi ne ha avuto le conseguenze; il confronto e l’apertura al prossimo consentono di prendere in mano la propria umanità per dare avvio alla potenza trasformativa.

    Il dialogo è proseguito nell’evidenziare ulteriormente come la giustizia riparativa sia quella che pone al centro di tutto l’incontro tra le parti, quella che smuove e libera dal rancore; è il punto in cui il male non si riproduce ed è anche un lungo processo perché la verità e l’essere liberi hanno bisogno di un prezzo da pagare: il tempo e il riuscire a “vedere l’oltre”, nella consapevolezza che senza la prospettiva di un “oltre”, la giustizia è impossibile da ottenere.

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