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    “La cultura è un collante che unisce i popoli, consente l’espressione delle proprie identità ed è fondamentale come educazione, ha un ruolo nella costruzione della pace e della comprensione tra individui e comunità”. In estrema sintesi questo il concetto espresso da Anna Paolini, direttore dell’ufficio Unesco nei Caraibi, intervenuta a Stintino, al convegno internazionale Dialogando che si è svolto al Mut. 

    L’appuntamento, arrivato alla settima edizione, ha messo al centro della giornata temi quali il dialogo interreligioso, il ruolo della cultura nella costruzione della pace e, ancora, la lotta al linguaggio d’odio, la violenza di genere e le parole violente nei social e nei media.

    Cinque le sessioni che hanno animato il convegno stintinese e che hanno messo a confronto esponenti religiosi, diplomatici, politici, accademici, rappresentanti di associazioni di volontariato, giornalisti. I lavori sono stati aperti dai saluti della direttrice del Mut Esmeralda Ughi e dai saluti delle autorità. 

    Proprio la prima sessione, “Dialogando per ri-costruire” moderata dal direttore de La Nuova Sardegna Antonio Di Rosa, ha visto protagonista l’alta rappresentante dell’Unesco. Al centro del suo intervento c’era il ruolo della cultura nella costruzione della pace e della comprensione reciproca. “Il peace building – ha detto Anna Paolini – è prevenire il rischio che situazioni di conflitto si ripetano. Situazioni che nascono dal non conoscersi abbastanza e dalla mancanza di dialogo”. “La guerra inizia nella mente degli uomini – ha aggiunto parafrasando il motto dell’Unesco – ed è nella mente dell’uomo che dobbiamo cominciare a costruire la pace”.

    La cultura quindi svolge un ruolo di primaria importanza proprio nella costruzione della pace, perché apre al dialogo e al confronto, è espressione dell’identità, si rivela una forza positiva e crea legame con le comunità.

    L’importanza del dialogo quindi è stata sottolineata anche dall’arcivescovo di Damasco, Youhanna Jihad Battah che ha sottolineato come “il dialogo interreligioso è difficile e l’uomo vede come un nemico quello che non conosce. Ecco allora – ha detto ancora – se per conoscere un paese bisogna visitarlo, per conoscere una religione bisogna ascoltarla e dialogare”.

    Protagonista della sessione “Dialogando per ri-costruire“, moderata dal vice ambasciatore del Libano a Berlino, Hamze Jammoul, è stato anche Fabrizio Lobasso, vicedirettore per i Paesi dell’Africa subsahariana del Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale. Nel suo intervento Diplomazia interculturale: diplomazia 3.0 ha sottolineato come “un paese che ha relazioni politiche, commerciali, culturali di cooperazione allo sviluppo deve incontrare il suo partner su piani più profondi, i valori. Il dialogo su quei valori quindi la ricerca di una interpretazione comune che possa portarci a trovare una grande sintonia diventa ingrediente fondamentale. Il rapporto – ha concluso Lobasso – si basa allora su un qualcosa di più profondo: l’aver intercettato la parte più intima, l’anima del paese che è poi l’anima valoriale”.

    Da segnalare la partecipazione dell’ambasciatrice della Repubblica dell’Angola Maria de Fatima Domingas Monteiro Jardin, dell’ambasciatore della Repubblica di Macedonia del Nord in Italia Vesel Memedi quindi di Aziz Polozhani, rettore emerito dell’Università di Skopje in Macedonia.

    Il convegno è proseguito nel pomeriggio con il dibattito su “Hate speech, parole violente da combattere con il dialogo” quindi con la sessione dedicata a “Hate speech e violenza di genere” durante la quale si è parlato di stereotipi, pregiudizi e della violenza maschile contro le donne. E ancora la sessione su “Hate speech nel sociale e nei media” che ha messo in luce il ruolo della scuola contro il linguaggio d’odio, quindi il ruolo dell’integrazione sociale nella prevenzione e contrasto; e ancora il linguaggio d’odio nei media e nello sport. A concludere la serie dei dibattiti sarà la sessione su “Il Natale in un tempo di guerra” che ha dato il via a una tavola rotonda con alcuni dei protagonisti del convegno.

    “Questa edizione – ha detto Antonio Diana, presidente dell’associazione Il Tempo della Memoria – dimostra come attraverso il dialogo siamo riusciti nel tempo a mettere attorno a un tavolo i rappresentanti di stati, di religioni e di associazioni che si sono incontrati per trovare un punto di incontro e che hanno fatto capire che le religioni e le diversità tra popoli sono elementi di positività e potenzialità”.

    Con Dialogando, inoltre, è tornato anche il presepe a grandezza naturale, “Betlemme d’Europa“. Con oltre 100 statue, allestito come ogni anno nelle vie e nelle piazze del paese, il presepe organizzato dall’associazione Il Tempo della Memoria, presieduta da Antonio Diana, è stato inaugurato alla fine del convegno. L’edizione 2022 della Natività ha ricevuto il patrocinio dell’amministrazione comunale stintinese.

    Dialogando è stato organizzato dall’associazione Il Tempo della Memoria, dal Centro Studi sulla Civiltà del Mare e Museo della Tonnara di Stintino, in collaborazione con il Comune di Stintino, l’Università degli Studi di Sassari e il corso di laurea in Sicurezza e cooperazione internazionale quindi dalla Fondazione di Sardegna, Banco di Sardegna, Associazione Stampa Sarda, ISPROM (Istituto di Studi e Programmi per il Mediterraneo), Fondazione Accademia – Casa dei popoli, Culture e Religioni, JIDC (Journal of Infection in Developing Countries) con il patrocinio della Presidenza del Consiglio regionale della Sardegna e della Provincia di Sassari. 

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