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    Cagliari, al Giua la giornata della memoria

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    Si è svolta ieri nell’aula magna dell’Istituto di Istruzione Secondaria di secondo grado “Michele Giua”di Cagliari la “GIORNATA DELLA MEMORIA 2023 (Il vostro futuro appartiene al nostro passato). Aula magna piena di studenti e insegnanti che hanno seguito con attenzione i vari interventi previsti nel programma. La Prof.ssa Felicina Pontis, referente per l’argomento della Shoah, ha fatto gli onori di casa. Il Prof. Vincenzo Soddu, scrittore e docente di lettere, ha svolto il ruolo di moderatore interloquendo col relatore più importante della “Giornata” Marco Di Porto.

    La lunghissima esposizione di Marco Di Porto, che ha fatto una vera e propria lezione di storia della Shoah, ha incantato il pubblico presente che ha ascoltato in religioso silenzio le sue descrizioni semplici e allo stesso tempo efficaci e commoventi di episodi drammatici, in parte vissuti direttamente. Più che ad un racconto verbale, in certi momenti, ci è sembrato di assistere ad un film, al punto che le descrizioni fatte si trasformavano in immagini, tanto erano ricchi i particolari degli avvenimenti raccontati.

    Presente alla manifestazione il questore vicario di Cagliari Dott.ssa Angela Cannavale in rappresentanza del questore e delle forze di polizia. “Sono qui non per raccontare fatti accaduti in un periodo tragico per l’umanità – ha sottolineato il questore vicario – ma per fare alcune riflessioni. Una riflessione da fare è sul perché ogni anno viene ribadito questo importante appuntamento. Il perché è molto semplice, perché purtroppo l’uomo ha la memoria corta e quindi c’è la necessità di ripetere concetti basilari come il rispetto dell’altro, per evitare discriminazioni e non tornare alle brutture del passato.” “Oggi noi siamo testimoni come forze di polizie – ha continuato Angela Cannavale – che le cose peggiori avvenute con le discriminazioni razziali potrebbero tornare. Con l’arrivo nelle nostre regioni di extracomunitari, con un bagaglio culturale e religioso diverso dal nostro, con una società sempre più multietnica, cresce l’intolleranza e questo ci deve preoccupare.” “Uno dei principi fondamentali della nostra costituzione recita: <Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.> La costituzione va osservata e rispettata perché garantisce la libertà di tutti e quindi non dobbiamo sottovalutare atteggiamenti che vanno in contrasto con essa.”

    L’assessora alla pubblica istruzione del Comune di Cagliari, Dott.ssa Marina Adamo ha portato il saluto del Sindaco. Dopo aver ringraziato per il “gradito e sentito invito” gli organizzatori della Giornata, nel suo breve ma caloroso intervento, si è rivolta in particolare agli studenti: ”Voi siete qui perché questa è un’occasione importantissima che vi permette di sviluppare una coscienza civile basata sul rispetto e sul contrasto ad ogni forma di discriminazione e di odio.” “Soltanto attraverso il dialogo e il rispetto si può evitare che possa ripetersi ciò che è successo con la shoah – ha continuato l’assessore – “E’  stata la pagina più buia della nostra storia. “Purtroppo – ha concluso Marina Adamo – la storia non sempre insegna. “La dimostrazione è ciò che sta succedendo in Europa…nuovamente una guerra! I fatti che stanno capitando a Gerusalemme in questi giorni ci fanno capire che i semi dell’antisemitismo continuano a riemergere…l’antisemitismo è come un fantasma che torna e può tornare in futuro. La memoria storica serve proprio perché non possiamo e non dobbiamo dimenticare. Quello che stiamo facendo noi oggi, come istituzioni, serve perché voi possiate in futuro continuare nell’azione di sensibilizzazione nei confronti delle nuove generazioni, per non dimenticare.”

    La locandina dell’evento

    Felicina Pontis, ha presentato un video realizzato dagli studenti sulla shoah con immagini di un testimone di quel periodo tragico e, nella parte finale della “Giornata” ha portato come contributo, anche attraverso un video-documento, i racconti di sua madre, la sopravvissuta Maria Bonaria Pisu, testimone diretta, pur non essendo ebrea o deportata, nel periodo in cui le leggi razziali colpirono anche la colonia italiana di Rodi e dove lei risiedeva e frequentava le scuole. “La storia della famiglia Pisu – ha ricordato Felicina Pontis  – ha inizio durante il periodo fascista, quando la piccola Maria Bonaria lascia il piccolo paese di Settimo San Pietro con altre famiglie sarde, per recarsi a Rodi, che dal 1912 era diventata colonia italiana. Le famiglie dell’isola vennero invitate ad emigrare da un funzionario sardo, una sorta di ministro dell’agricoltura, che aveva voluto accanto a sé i suoi corregionali per bonificare le terre rodiote dopo 500 anni di incuria da parte dei turchi. I sardi e la famiglia di Maria Bonaria vissero anni felici nell’isola fino al periodo successivo all’armistizio del 1943, in quanto sia i tedeschi che gli inglesi considerarono gli italiani traditori. Per la famiglia Pisu ebbe inizio la tragedia e un bellissimo paradiso si trasformò in un inferno. Dopo la fame, la povertà, iniziò il periodo delle privazioni della libertà e degli affetti. L’intera famiglia fu smembrata in un campo di concentramento di quell’isola del Dodecaneso. A Maria Bonaria furono negati gli affetti sia familiari che di amicizia, ormai gli ebrei ed in particolare la cara amica di infanzia, l’ebrea Lucia, erano svaniti nel nulla, in seguito alla deportazione dell’intera comunità giudaica; quelli familiari erano lontani dietro un reticolato; fu un periodo molto duro e travagliato che solo in ultimo ebbe un lieto fine per Maria Bonaria e la famiglia che ebbero la fortuna di tornare a casa, anche se con un unico vestito che ciascuno di loro aveva indossato per un intero anno. Oggi sono qui a studiare e ricostruire la storia di mia madre, della comunità sarda a Rodi e soprattutto per raccontare ciò che è stato. Il compito importante a mio avviso dovrebbe essere far sì che il tempo passato si faccia presente e resti come memoria significativamente ricca di insegnamenti per il tempo futuro.”

    La manifestazione si è conclusa con il prof. di Informatica Antonello Zizi che con chitarra ed armonica a bocca ha intonato e suonato la nota canzone Auschwitz con, a sorpresa, l’esibizione canora proprio dall’ottantaduenne relatore Marco Di Porto. Finale con applausi per tutti per la bella mattinata trascorsa

    CHI E’ MARCO DI PORTO

    Marco di Porto nasce a Roma, da una famiglia patriarcale di origine ebreo spagnola, da Vittorio e da Lina il 18 maggio 1941.

    Il 16 ottobre 1943, giorno del rastrellamento e della deportazione degli ebrei del Ghetto di Roma, verso i campi di sterminio, la famiglia Di Porto riuscì a fuggire e a nascondersi dietro il pagamento di una piccola somma di denaro, nel convento di Via Garibaldi, delle Suore dei sette dolori. Il Convento di mezza clausura, ospitava oltre alla famiglia Di Porto altre 50 famiglie di ebrei, partigiani, e militari che si erano spogliati della divisa dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943. Il Convento nascondeva all’interno armi, tant’è che viene definito da Marco di Porto un convento di suore militari. All’interno ognuno aveva un proprio compito: alcune donne cucivano, gli uomini come il padre di Marco, Vittorio, si occupavano dell’orto, utile per sfamare tante persone, altri come lo zio Renato cantavano durante la Messa.

    Tra il 4 e il 5 giugno 1944, Roma venne liberata dagli anglo-americani e le porte del convento furono aperte, per cui la famiglia Di Porto, le altre 50 famiglie ebree, i partigiani, i militari ebbero salva la vita e poterono così riavere la libertà. La famiglia ebbe inoltre, la fortuna di ritrovare la propria casa, che fu custodita, dopo la consegna delle chiavi prima della fuga, da una famiglia cattolica che abitava nello stesso pianerottolo della Fam. Di Porto.

    Marco di Porto sin da bambino, seguendo la tradizione di famiglia, entrò nel coro del Tempio di Roma, che grazie allo Zio Alberto, noto anche col nomignolo di Zi Biscotto, aveva dato vita al coro contestualmente alla fondazione del Tempio. Marco Di Porto, ebbe due grandi maestri che lo prepararono alla vita religiosa nel Tempio, tra essi ci fu il Maestro Angelo Sonnino.

    Oggi vive a Roma, ha 2 figlie e una splendida nipotina, e si reca nelle scuole per testimoniare e raccontare la sua storia e la storia degli ebrei e dell’ebraismo.

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