“Da un anno e due mesi è in lista d’attesa per un intervento di palatoplastica nel Policlinico di Monserrato. E’ il dramma di R.S., 35 anni, di San Sperate detenuto nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta che ha limitazioni nell’assunzione del cibo ma soprattutto convive da diversi mesi con un feroce mal di denti. Una situazione che configura una vera e propria tortura”. Lo rende noto Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” a cui si è rivolta la madre.
“Mio figlio ha commesso degli errori – ha detto la donna – che sta pagando con la perdita della libertà ma non posso più accettare in silenzio la sua sofferenza. Il dentista non può curare i denti perché a causa della fessurazione del palato rischia una grave infezione ma lui da troppi mesi sta assumendo antibiotici e antidolorifici con conseguenze sull’intero organismo. E’ fortemente debilitato e oltre ad avere gravi difficoltà nella consumazione del cibo, che spesso passa attraverso le narici, lamenta continui disturbi intestinali. E’ diventato anche difficile parlare con lui al telefono. La sua espressione vocale è alterata e spesso incomprensibile. Sono preoccupata. Mi sono recata al Policlinico per sollecitare il suo ricovero ma purtroppo non sono riuscita ad avere notizie. Mio figlio ha bisogno d’aiuto, deve essere operato con urgenza anche perché la fessura nel palato sta diventando sempre più grande”.
“La vicenda di R.S. – sottolinea Caligaris – sta andando avanti senza soluzione da diversi mesi nonostante l’intervento della Direzione Sanitaria della Casa Circondariale, che ha sollecitato la presa in carico dal Nosocomio, e nonostante la segnalazione della Garante dei Detenuti Irene Testa. Insomma è arrivato il momento di dare una risposta concreta a una persona che in queste condizioni di afflizione, chiuso in una cella, non può svolgere alcuna attività né partecipare a percorsi riabilitativi. Del resto appare anche del tutto immotivata un’attesa così lunga per un intervento di palatoplastica. Quattordici mesi senza poter gestire il dolore, se non con continui ricorsi a farmaci analgesici, sono davvero troppi. Resta il problema del mancato riconoscimento al Coordinatore Sanitario della Casa Circondariale di Cagliari-Uta, dov’è ubicato un SAI (servizio assistenza Intensiva – cioè un reparto di assistenza per persone malate), dell’accesso diretto al ricovero ospedaliero qualora il caso lo richieda. Aspettare lo scorrimento delle liste d’attesa per oltre un anno, mettendo a rischio la vita di una persona, non è accettabile”.