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    Cagliari più ombre che luci

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    Si corre il rischio di essere ripetitivi, di questi tempi, quando qualche ora dopo la partita ci si mette a scrivere un commento “a freddo” sulla prestazione del Cagliari. Una squadra che nella prima fase del campionato ha offerto poche luci ed è rimasta al lungo nell’ombra, senza dare l’impressione, fino a questo momento, di poter invertire la rotta. I commenti e le sensazioni dunque, in attesa di tempi migliori, non possono che essere negativi.

    Ha provato, Mister Ranieri, a cambiare qualcosa prima di presentarsi al cospetto della Dea, ma gli uomini di Gasperini hanno avuto vita facile e hanno portato a casa i tre punti senza patemi d’animo. Non è servita, in avvio, la conferma a centrocampo di Deiola, l’uomo più pericoloso contro l’Udinese, con Nandez dirottato sulla fascia destra. È stato vano l’inserimento a sorpresa tra gli undici titolari di Shomurodov, visto che l’uzbeco non incide e in particolare al 14’ non centra la porta da posizione favorevole. Non ha dato buoni frutti nemmeno tornare all’antico quando dal quasi speculare 3-5-2 il tecnico romano è passato al 4-4-2 cercando di compattare i suoi. E a nulla è valso il tentativo di giocarsi il tutto per tutto inserendo il redivivo Viola in mezzo al campo, Petagna in avanti ma soprattutto Oristanio che al minuto 82, a giochi quasi fatti, centra la traversa, andando a un passo dal riaprire la partita.

    Nel primo tempo, oltre al gol del vantaggio di Lookman, messo davanti alla porta da De Ketelaere, l’Atalanta va vicina al bersaglio grosso in più circostanze con lo stesso Lookman che centra la traversa, Zappacosta che nella stessa azione colpisce il palo esterno, De Ketelaere che si fa deviare una conclusione in corner da Radunovic e Ruggeri che impegna severamente l’estremo difensore serbo. Nella ripresa va un pochino meglio ai rossoblù che arginano gli orobici, non sfuggono alla sconfitta ma quantomeno evitano l’imbarcata. Il Cagliari si fa vedere in avanti ancora con Shomurodov che ci prova di testa e con Viola che calcia alto, ma gli uomini del Gasp mettono in cassaforte il risultato con Pasalic che con un sinistro chirurgico in diagonale infila Radunovic per la seconda volta.

    L’Atalanta è una compagine di alto livello, non c’è alcun dubbio, ma questo è stato un deciso passo indietro rispetto alla gara contro l’Udinese in cui il Cagliari, pur tirando nello specchio della porta una sola volta, è comunque apparso più vivo ed è stato pericoloso in più di una circostanza. Fa riflettere soprattutto il numero irrisorio dei tiri nello specchio della porta in questo campionato, sei, il 17% del totale considerando che 28 tiri son finiti fuori. E soprattutto non si aggiorna il computo dei gol fatti, soltanto uno, visto che l’unica rete è stata messa a segno a Bologna a circa 250 minuti di distanza dal fischio finale di Bergamo, senza contare i recuperi.

    Ranieri gode di un credito (quasi) illimitato, ma nelle enormi piazze virtuali chiamate social network serpeggiano i primi malumori. Premesso che non vi sono dubbi professionalità del Mister e sul fatto che di volta in volta schieri la miglior formazione in base a quello che vede durante gli allenamenti, è lecito porsi qualche domanda sulla composizione della rosa e sull’atteggiamento della squadra. Sono stati commessi degli errori in sede di mercato? Tutti i giocatori mandati in campo sono adatti alla nostra Serie A? Qualcuno si culla ancora sugli allori della promozione ottenuta dopo una splendida cavalcata soltanto tre mesi e mezzo fa? Le domande che non possono aver ancora una risposta sono tante. Lo stesso Ranieri fatica a dare risposte nel dopo gara, anche se frasi come «nel primo tempo siamo stati timorosi» e «siamo lenti in fase di esecuzione» sono una pesante quanto lucida autocritica che mira a scuotere l’ambiente. «Dobbiamo fare dei punti importanti, perché poi i ragazzi trovano fiducia e consapevolezza» è invece l’auspicio per le prossime gare. Ricordiamo che i rossoblù sono attesi da un trittico di fuoco contro Milan e Roma alla Domus e, in mezzo, la difficile sfida del “Franchi” contro la Fiorentina.

    Insomma, il salto di categoria ci ha lasciato un Cagliari sbiadito, opaco, lontano parente di quello che entrava in campo col coltello tra i denti prima delle impegnative sfide del torneo cadetto. La strada è ancora lunga e la compagine rossoblù non è di certo morta. Ma l’unico palliativo per alleviare le sofferenze calcistiche, al momento, sembra quello di chiudere gli occhi, accennare un sorriso e ricordare il mantra tanto caro ai tifosi oltre trent’anni fa: «Risorgeremo, l’ha detto Claudio Ranieri».

    Luca Pes

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