Certe gare non sono semplici partite di calcio. Di certo non lo è stata Cagliari-Torino, per quel che è accaduto prima del calcio d’inizio e soprattutto nei giorni scorsi, quando il giocatore più forte e rappresentativo della storia rossoblù ha lasciato questa terra.
Riavvolgendo il nastro fino a sette giorni fa, troviamo la cocente sconfitta di Frosinone ad aprire questa settimana a dir poco terribile. Quindi il malore di Gigi Riva, le ore di preoccupazione, di preghiera e di speranza. Poi la notizia più brutta. Quella che nessuno di noi avrebbe voluto ricevere. Ma tant’è, il tempo passa e anche i campionissimi se ne vanno, lasciandoci i ricordi e le emozioni. Emozioni che l’hanno fatta da padrone nei giorni della camera ardente e nel pomeriggio dei funerali alla Basilica di Bonaria, quando tutta l’Italia sportiva si è immaginariamente riunita sotto lo stesso cielo.
Cagliari-Torino è stata la serata di tanti momenti celebrativi e dedicati a Gigi Riva. Nel prepartita è stata riprodotta una selezione musicale tratta dal periodo storico in cui il Mito è stato calciatore. Nel riscaldamento, i rossoblù sono scesi in campo indossando una maglia ispirata a quella dello Scudetto del 1970. Il numero 11 e “Riva” sono stati annunciati alla lettura delle formazioni, dando il via a una standing ovation e a un lungo ed emozionante applauso. Durante l’ingresso delle due squadre, sulle note di “Quando Gigi Riva tornerà”, il settore Distinti ha ospitato una coreografia creata dai tifosi e il maxischermo dello stadio ha trasmesso un video commemorativo con i gol e le gesta di Rombo di Tuono. La maglia da gioco utilizzata in gara è stata quella bianca 23/24 in una speciale versione celebrativa: in accordo con gli sponsor, non sono stati applicati i loro rispettivi loghi per lasciare spazio all’iconico 11, posizionato sul petto con una patch dedicata. La stessa maglia è stata indossata da tutti bambini che hanno accompagnato le due squadre e il direttore di gara al momento dell’ingresso sul terreno di gioco. Il Cagliari ha indossato il lutto al braccio. L’inizio della gara è stato preceduto da un intenso, silenziosissimo minuto di raccoglimento. Inoltre, in alcuni momenti dell’incontro i led a bordocampo e il maxischermo hanno trasmesso immagini e scritte per il Mito.
L’emozionante prepartita non ha poi avuto un seguito nei 90 minuti di gioco. Una prestazione nel complesso negativa, quella del Cagliari, che specialmente nel primo tempo non ha affrontato l’impegno nel modo giusto. Soprattutto tenendo conto del fatto che, essendo sempre sull’orlo del baratro, per provare a fare risultato i rossoblù dovrebbero aggredire la partita fin dai primi minuti. In sala stampa, a tal proposito Ranieri fa il mea culpa: «È stata una settimana difficile, abbiamo perso il nostro punto di riferimento, Gigi si faceva vedere poco ma sentivamo che lui c’era. Ma questa non dev’essere una scusa per i nostri primi minuti di gara». Primi minuti in cui l’unica emozione è l’ennesimo omaggio della serata al Mito: all’11°, squadre ferme e pubblico in piedi per un altro lungo applauso. La scelta di Ranieri di mandare in campo un 3-4-2-1 schierandosi quasi a specchio e di lasciare inizialmente fuori Prati (subentrato dopo pochi minuti a Sulemana infortunato), rinunciando a un uomo in mediana non paga, anzi. Il vantaggio del Toro con Zapata scatena comunque una piccola reazione rossoblù che vede come principale interprete Jankto; il centrocampista ceco prova più volte, a dire il vero senza troppa cattiveria, a infilare Milinkovic-Savic. Ma il protagonista assoluto della prima frazione è Scuffet che neutralizza le molteplici conclusioni granata fino alla capitolazione sul finire del primo tempo quando Ricci mette dentro il pallone dello 0-2.
Nella ripresa Ranieri passa alla difesa a quattro e dal 71’ schiera addirittura in contemporanea Viola (a fare la spola tra centrocampo e trequarti), Petagna, Lapadula e Pavoletti. Il Torino sfiora il tris e poi lascia spazio alla reazione rossoblù che, specialmente dopo lo straordinario gol dell’1-2 di Viola (un sinistro magico, con annessa dedica a Riva) diventa veemente. Ma il solito assalto all’arma bianca (più cuore che tecnica) per recuperare il risultato stavolta non va a buon fine. Questo limite viene certificato dallo stesso Ranieri, quando a fine partita dichiara che «questa squadra comincia a giocare solo dopo aver subito gol». Le perplessità più grandi riguardano l’utilizzo della difesa a tre nel primo tempo e in particolare l’impiego in contemporanea di Hatzidiakos e Wieteska, molto al di sotto della sufficienza. «Voglio che diano quello che possono dare, al momento non stanno rendendo per quello che sono realmente. Non li voglio incolpare, ma non stanno facendo vedere quanto valgono. Vorrei di più», così il tecnico romano a fine partita sui due difensori, quasi sconsolato. Il Mister, sollecitato sul mercato e sulla cessione di Goldaniga che aveva trovato un posto stabile da titolare accanto a Dossena, dice che «si deve fare di necessità virtù», lasciando poi intendere che difficilmente arriverà un altro difensore.
Intanto le giornate passano, i punti a disposizione diminuiscono e anche la Domus non è più garanzia di risultati. La striscia positiva in casa che durava da sei partite (quattro vittorie e due pareggi) si è interrotta dopo quasi quattro mesi (l’ultima sconfitta in casa risaliva all’8 ottobre scorso). L’avversario di quella giornata era la Roma, che il Cagliari ritroverà nel prossimo turno di campionato lunedì 5 febbraio, alle 20.45, allo Stadio Olimpico.
Luca Pes